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NICOLO’ GALANTE: L’EVASO DALLA COLOMBAIA

         E’ la mezzanotte del 5 settembre 1947; il Brigadiere Anselmo La Delfa si accinge a fare la consueta
conta dei detenuti. Una formalità di dieci minuti e poi si reca nel suo ufficio per compilare il servizio agenti
dell’indomani. Intorno all’una, del 6 settembre, decide di fare un giro d’ispezione per i reparti. Giunto alla
2^ sezione gli viene incontro l’agente Vincenzo Foti che gli dà le novità: Nulla di nuovo! Insieme i due
ispezionano il reparto, ma giunti alla terza camerata l’agente Foti torna indietro e sotto voce dice al
Brigadiere che alla n.3 i detenuti “parlano” tra di loro e ne ho sorpreso uno affacciato alla finestra – cosa
alquanto strana perché alle ore 21.00 suonava il silenzio e tutti i detenuti erano obbligati ad infilarsi a letto
e dormire. Ma quando il Brigadiere guarda all’interno della stanza, nota che tutti i detenuti dormono
o….forse fingono di dormire. Il Brigadiere nota che la finestra della camerata, che ospita ben 18 detenuti, è
per metà chiusa e dalla parte aperta si vede l’inferriata integra ma il Brigadiere La Delfa sente che qualcosa
non va; il penultimo letto non lo convince, c’è una sagoma umana tutta coperta e non si vede la testa. Il
Brigadiere chiama a voce alta il detenuto che occupa quel letto sospetto senza ottenere risposta, chiama
anche due detenuti che dormono vicino al letto del Galante: Galatioto e Catanzaro ma nessuno dei
componenti della stanza risponde al richiamo.

       A questo punto il Brigadiere La Delfa ordina all’agente Foti di andare a prendere immediatamente le
chiavi della cella in portineria. L’agente Foti ritorna velocemente in sezione ed insieme al Brigadiere entra
nella camerata ed entrambi si dirigono verso la branda sospetta, quella di Nicolò Galante ed infatti non
appena il Brigadiere tira la coperta trova il letto vuoto o meglio al posto del Galante trova due coperte
arrotolate che simulavano un uomo che dormiva. I due vanno a controllare la finestra e si accorgono che
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