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questi agenti sono svogliati, non manifestano alcun zelo, sono negligenti e non
pensano che a ritornare alla loro residenza effettiva. Li ho esortati più volte ad
adempiere ai doveri del servizio con scrupolosità, con coscienza, ad essere vigilanti e
prudenti in quanto i detenuti ristretti nella Colombaia sono tutti elementi pericolosi;
(ad ottobre 1944 erano presenti ben 227 detenuti) ma, queste esortazioni, questi
avvertimenti, sono stati vani. Evidentemente i diversi stabilimenti hanno qui inviato
gli elementi peggiori. Per tale ragione io prego l’Ecc.mo Ministero di voler esaminare
se sia il caso di sostituire l’attuale personale, formato da elementi raccogliticci,
vecchi e tarati, con agenti giovani che possono avere tutto l’interesse a distinguersi
per lo zelo con cui adempiono ai loro doveri.

 I due agenti furono denunciati alla Procura del Regno, per aver cagionato per colpa
l’ìevasione. La sentenza arrivò 3 anni dopo, il 31 marzo del 1947. I detenuti Di
Stefano Vincenzo (che aveva procurato ai fuggitivi un pezzo di ferro con il quale
avevano scavato il muro), Gabriele Vincenzo furono condannati ad anni 2 di
reclusione, mentre il Cortese Giuseppe fu condannato alla pena di anni 2 e mesi 2 di
reclusione in quanto recidivo generico. Non si procedette a carico del Giliberti in
quanto era nel frattempo deceduto. In virtù dell’articolo 150 C.P. fu dichiarato il non
doversi procedere a carico del detenuto Ponzo Giuseppe e degli agenti di custodia
Parisi e Cannistraro per estinzione dei reati agli stessi ascritti per amnistia art.1 D.P.
22.6.1946 n.4 non ostandovi le condizioni poste dal decreto.
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