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A  partire  dal  XVI  secolo,  nonostante  la  completa  assenza  di

               testimonianze archeologiche gli studiosi hanno ipotizzato sulla scorta delle

               fonti  antiche,  che  l’odierna  Castellammare  del  Golfo  ricalca  lo  spazio

               dell’antico  emporium  segestanorum,  il  quale, secondo l’opinione  di  alcuni

               storici contemporanei, potrebbe aver proliferato per un periodo ininterrotto

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               di vita dall’antichità all’epoca normanno sveva  (Fig.51).           In particolare, è
               grazie  soprattutto  alle  testimonianze  di  Strabone,  che  è  l'unico,  assieme  a

               Tolomeo, a citare espressamente l’ emporio segestano che si può localizzare

               ed  identificare  l’antico  emporio  segestano  con  l'odierna  località  di

               Castellammare del Golfo, la quale, oltre al predetto requisito della distanza,

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               presenta  altre  caratteristiche,  tutte  favorevoli  all'identificazione .  Aldilà
               della  posizione  topografica  dell’  Emporium  segestanorum,  risulta  evidente

               che  la  costa  Nord  della  Sicilia  occidentale  rappresentò  nell’antichità  così

               come nel tardoantico e probabilmente anche durante  l’epoca bizantina un

               punto focale di primaria importanza per l’esportazione dei prodotti agricoli

               (almeno  per  la  tarda  antichità)  e  l’importazione  di  merci  di  varia  natura.

               Interessante  sarebbe  capire  le  quantità  e  la  qualità  dei  prodotti  agricoli

               prodotti dai coloni che abitavano i villaggi tardo antichi e bizantini dell’agro


               quanto  Segesta  non  poteva  avere  il  suo  porto  in  un  posto  tanto  lontano  fra  Trapani  e  capo  S.  Vito.  La
               posizione esatta ce la dà invece Strabone (VI, 2, 1), che la fissa a 32 miglia a ovest di Palermo, per cui
               l'ordine delle località, riportato da Tolomeo, va così corretto: Panormo, foce del Bathis/Iato, Emporio di
               Segesta, Cetaria, capo Egitarso/S. Vito, Drepano.
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                         MAURICI 2005, p. 188.
                      327  LONGO 1810,  pag. 116: "il sito di esso senza meno era quello istesso che al presente viene

               occupato  dalla  terra  di  Castello  a  Mare  del  Golfo;  che  un  tempo  dicevasi  Seno  Egestano,  distante  da
               Segesta circa cinquemila passi verso il Settentrione, poco lungi dalla foce del fiume Crimiso. Questo si è il
               comune  sentimento  degli  Eruditi,  sostenuto  da  vari  contrassegni,  troppo  manifesti;  primieramente  quivi
               trovasi una Cala, sufficiente a mantenere il traffico del Caricatore di frumento, di vino, e di molti altri
               generi  di  commercio,  che  si  fa  colle  estere  Nazioni.  Inoltre  la  qualità  del  luogo,  dalla  natura  stessa
               fortificato, è tutto isolato, in maniera che per via di un ponte si unisce al continente; la fortezza, che si erge
               sopra un'alta rupe, in cui vanno a spezzarsi l'onde adirate del mare di tramontana, sono i caratteri più

               chiari del sito di questo emporio" .

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