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segestano, nonché la quantità di produzione dell’ industria fittile dell’area in

                   questione, per un periodo compreso fra la tarda-antichità ed il medioevo. A

                   questo  proposito,  a  nostro  parere,  rilevanti,  risultano  essere  le  ricerche

                   effettuate presso la foce del fiume San Bartolomeo, (fiume che nell’antichità

                   collegava l’antica città di Segesta al mare Mediterraneo), dal Dipartimento di

                   Storie  e  Metodi  per  la  Conservazione  dei  Beni  Culturali  dell’Ateneo  di

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                   Bologna sede di Ravenna .
                          Il ritrovamento archeologico delle fornaci presso la foce del fiume San

                   Bartolomeo, costituisce, infatti,  un apporto rilevante per la conoscenza dell’

                   esercizio  dell’  industria  fittile  connessa  ai  villaggi  antichi,  tardo  antichi  e

                   probabilmente  protobizantini  situati  nel  territorio  dell’ager  segestanus,  un

                   territorio, (come abbiamo visto nel paragrafo precedente), che si caratterizza

                   a partire dall’età imperiale, tardoantica nonché bizantina, per la produzione

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                   di vino, olio ed infine cereali  (Fig.52).
                          L’impianto industriale analizzato è strettamente connesso al fiume San

                   Bartolomeo;  quest’ultimo  oggi si presenta  come  un  canale, ma  ancora nel

                   settecento le cronache lo indicavano come un fiume di una certa rilevanza,

                   dove  risalivano  navigli  e  barconi  per  rifornirsi  d’acqua  ed  il  cui  corso,







                          328   L’area di ricerca si ritrova all’altezza del Km 43,800 della S.P. 187 poco oltre sul ponte del San
                   Bartolomeo che segna il limite di confine amministrativo  fra i  Comuni di  Alcamo e  Castellammare del
                   Golfo  (TP).  Le  indagini  topografiche  ed  archeometriche  (alle  quali  ho  avuto  il  modo  e  il  piacere  di
                   partecipare) sono state effettuate da una équipe archeologi ( Di Bartolo, González Muro, Orofino ecc…)

                   diretta prof. D. Giorgetti. Le campagne di scavo sono state svolte tra il 2003 e il 2005 e tra il 2006 e il 2008,
                   e sono state effettuate grazie ad una Convenzione fra Assessorato per i Beni Culturali e Ambientali della
                   Regione Siciliana, BB.CC.AA. di Trapani e il Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei
                   Beni  Culturali  dell’Ateneo  di  Bologna  sede  di  Ravenna,  vd.  GIORGETTI  et  al.  2006;  GONZÁLEZ  MURO
                   2011a,  pp.  27-62;  GONZÁLEZ  MURO  2011b,  pp.  117-120;  GONZÁLEZ  MURO  2011c,  pp.127-140;  DI
                   MARTINO 2011, pp. 85-98; OROFINO 2011, pp. 17-26.
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                             CAMBI 1996/97, pp. 22-27; APROSIO et al. 1997, pp. 187-193; BERNARDINI et al. 2000, pp.116-
                   118, MOLINARI-NERI 2004, pp.109-128.


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