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durante  l’età  antica  collegava  direttamente  la  città  di  Segesta  al

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               Mediterraneo .
                      L’ indagine archeologica ha permesso di restituire notevole materiale

               ceramico e ha consentito di circoscrivere gli aspetti peculiari di un processo

               produttivo  che  ha  interessato  un  lungo  arco  di  tempo  compreso  fra  l’età

                                                               331
               augustea e la prima metà del V secolo d.C. .
                      L’articolato  impianto  artigianale  per  la  produzione  di  ceramica  si

               spiluppa  in  base  alle  ricerche  fino  ad  oggi  svolte  su  un’area  di  circa  350

               metri  quadrati  anche  se  è  opportuno  sottolineare  che  l’area  industriale

               originariamente  era  molto  più  ampia,  in  quanto  la  disposizione  paratattica

               delle  strutture  murarie  esplorate  indicano  un  particolare  sviluppo

               dell’impianto verso Nord, Sud ed Ovest oltre i confini dello scavo         332 . Questa

               piccola porzione di un complesso officinale è caratterizzata dalla presenza di

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               tre  fornaci   allineate  a  schiera  sull’asse  longitudinale  con  il  praefurnium
               esposto ad Ovest, per favorire la ventilazione, e la camera di combustione a

               pianta  circolare  con  corridorio  centrale  e  piano  di  cottura  forato,  la  loro

               forma è circolare, con un diametro medio di circa 3 metri; solo nel caso della

               fornace  “A”  si  riscontra  un  restringimento  del  piano  di  cottura  e  della

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               calotta .  Nell’area  industriale  sono  state  accertate  tre  distinte  fasi  di



                      330   FAZELLO  I,  VIII,  p.  115;  MASSA  1709,  p.  359;    AMICO  1855-56,  I,  p.  359;  le  stesse
               considerazioni sono formulate in GIORGETTI et al. 2006, pp. 15-17.
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                         Le indagini archeologiche hanno rilevato per l’impianto officinale tre distinte attività, alternate
               a due ristrutturazioni, ciascuna delle quali seguita da un periodo di abbandono; GONZÁLEZ MURO 2011a,

               pp. 27-62.
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                         Sono stati evidenziate alcune aree adiacenti al fiume riferibili ad aree industriali; inoltre sotto la
               strada ferroviaria sono state individuate almeno altre due fornaci di produzione; vd., GIORGETTI 2011, pp.
               145-150.
                      333   Le  fornaci  sono  state  attribuite  al  tipo  I/d  della  classificazione  Duomo  di  Caprio;  vd.,
               GONZÁLEZ MURO 2011a, pp. 27-62.
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                         Le fornaci che al  momento  del rinvenimento presentavano un ottimo stato di conservazione
               sono in particolare costituite da due volumi sovrapposti. Il volume inferiore riguarda il praefurnium e una

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