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agricola, i commerci, e quindi anche la vita delle città in genere 337 . Il
cambiamento dell’attività produttiva dell’impianto nella piena Tarda
Antichità, potrebbe essere quindi dovuto a nostro parere, a quelle
trasformazioni dell’assetto insediativo nel territorio segestano in
concomitanza con le riforme dioclezianee ed il trasferimento della capitale
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dell’impero a Costantinopoli . Dai dati in nostro possesso, risulta rilevante
il fatto che tra la metà del IV secolo e la prima metà del V secolo, nell’ager
segestanus si attesta un incremento demografico dettato dalle mutate
condizioni socio-economiche legate più in generale alla Sicilia, che con la
fondazione di Costantinopoli acquista un ruolo di baricentro nei commerci
mediterranei. Detto questo, risulta alquanto evidente che la ripresa produttiva
dell’antico impianto officinale presso la foce del fiume San Bartolomeo, sia
stata dettata a sua volta, da una domanda di nuovi prodotti ceramici.
Per quanto riguarda i reperti rinvenuti, per il primo arco temporale, gli
scavi archeologici hanno messo alla luce nove manufatti laterizi bollati. Di
questi, otto sono bolli su coppi (imbrices) e altri due si ritrovano su un unico
mattone (bessalis). I bolli laterizi rinvenuti corrispondono a una variante
figurativa della stessa officina o figlina. Il primo bollo presenta la dicitura
MAESTIAN(A)E, mentre la seconda variante riporta la medesima dicitura
con l’aggiunta di una F finale in legatura che potrebbe essere sciolta
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Sull’argomento si rimanda a CARILE 2004, pp. 7-33.
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Verso la metà del IV secolo d.C., in corrispondenza dell’ammissione della Sicilia all’Italia
Suburbicaria, e, poco dopo, alla fondazione di Costantinopoli, nel territorio dell’agro segestano si registra
un aumento notevole (rispetto alle prime fasi dell’impero), di abitati rupestri, che si distribuiscono lungo le
valli dei Fiumi Freddo e Caldo e persistono fino al V secolo d.C., quando verranno in un certo senso
sostituiti da due centri importanti e di riferimento quali Aquae segestanae e Rosignolo, il primo dei quali,
come attestato, registra una fase di vita nel VII secolo d.C.; a questo proposito, è opportuno ricordare che il
trasferimento del grano egiziano verso la nuova capitale, fino a quel momento destinanto ai mercati romani,
portò la Sicilia, a riacquistare un ruolo determinante per i rifornimenti dell’antica urbe; sull’argomento vd.,
CAMBI 1996/97, pp. 22-27; APROSIO et al. 1997, pp. 187-193; BERNARDINI et al. 2000, pp.116-118,
MOLINARI-NERI 2004, pp.109-128.
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