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l'ingresso degli Arabi in Sicilia, mentre il secondo è Phimes nobile ed illustre

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                   agricoltore  ricordato  da  Cicerone .  Per  la  prima  ipotesi,  l’etimologia  del
                   nome  della  città  sarebbe  interamente  araba.  È  probabile,  che  alla  città  sia

                   stato  dato  il  nome  di  qualche  nuovo  proprietario  arabo,  quale  Fimi  o

                   Eufemio, cosa che usavano fare gli arabi nelle zone di nuova dominazione.

                   Per  la  seconda  ipotesi  invece,  il  toponimo  Calatafimi  rappresenterebbe  un

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                   caso di parziale continuità toponomastica tra l’antichità e il medioevo .  In
                   quest’ultimo  caso,  è  verosimile  che  a  partire  dal  periodo  arabo,  il  nome

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                   latino  Castrum  Phimes      venne  trasformato  in  Qal   at  Fȋmȋ,  da  cui  derivò
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                   Calata-Fimi, e quindi Calatafimi .
                          Alcuni studiosi locali hanno frettolosamente asserito, che la famiglia

                   dei Phimes costruì, in un periodo compreso fra il VI e il VII secolo d.C., un

                   nuovo  castello  su  un  borgo  preesistente.  Secondo  questa  teoria,  non









                   rivoltarono con le loro milizie altri capitani; sicchè costretto a fuggire, riparò in Africa. Secondo Giovanni
                   Diacono, Eufemio dall’Africa, riorganizzò il proprio esercito con il sostegno dei nobili emiri arabi. Il 18
                   giugno del 827 sbarcò a Mazara, alla testa di un’armata di mercenari saraceni capitanata dall’alleato Asad
                   ibn  al-Furàt.  Fu  però  tradito  proprio  dal  Capo  militare  arabo  suo  alleato,  e  dopo  che  fu  da  questi

                   allontanato,  venne  in  seguito  assassinato.  Le  truppe  islamiche,  entrarono  vittoriose  nel  831  a  Palermo
                   continuando la conquista definitiva dell’isola. Il dominio greco-bizantino, venne sostituito da lì a breve da
                   quello  arabo  che  si  svilupperà  con  illuminato  progresso.  Le  varie  notizie  sul  discusso  personaggio  di
                   Eufemio,  rintracciabili  nelle  fonti  arabe  e  in  quelle  cristiane  dell’inizio  del  secolo  IX,  si  trovano  in
                   AMARI  1854,  I,    pp. 239-253;  cfr.  inoltre  DI  GIOVANNI  1865, p.188;  RIZZITANO  1983,  pp.  371-377;  Al
                   museo  Antonio  Salinas  di  Palermo  è  conservato  un  sigillo  in  piombo  del  turmarca,  Eufemio:  Nr.  Inv.

                   38233;  il  sigillo  appartiene  alla  categoria  di  sigilli  di  usurpatori;  la  dicitura  TON  ROMAINON,  attesta
                   l’ambizione imperiale del personaggio; vd., PRINGENT 2006, pp.175-180.
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                             CICERONE, In Verrem, II, 3, 93: “Diocles est Panormitanus, Phimes cognomine, homo inlustris
                   ac nobilis. Arabat is agrum conductum in Segestano; nam commercium in eo agro nemini est;  conductum
                   habebat”.
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                             MAURICI 2002, p. 40.; MAURICI 2005, p. 188.
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                              CICERONE,  In  Verrem,  II,  3,  93;    NENCI  1996,  pp.479-488;  NICOTRA  1907,  pp.779-810;
                   MAURICI 2005, p. 188.

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