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necropoli  paleocristiane  nelle  latomie  di  Santa  Maria  della  Grotta  e  dei

               Niccolini. La chiesa era collegata all’area cimiteriale paleocristiana sita più

               ad Est fuori le mura  per mezzo di un ponte roccioso posto nei pressi della

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               porta Mazara che permetteva di attraversare il fossato punico .
                      La  ricristianizzazione  già  al  tempo  di  Ruggero,  agì  a  Marsala

               attraverso una fondazione monastica greca, sorta nell’area extraurbana delle

               latomie  già  utilizzate  in  precedenza  come  cimitero  paleocristiano  e  legata

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               alla  devozione  per  la  Madonna  della  Grotta   (Fig.132).  Il  monastero  fu
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               fondato  nel  1098  dall’ammiraglio  Cristodulo  Rozio .  All’abbazia  fu
               concessa  una  ricca  dote  che  comprendeva  l’isola  di  Mozia  e  il  casalis

               Farchinae  con  450  salme  coltivabili,  compreso  degli  abitanti  greci  e

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               musulmani  ed  altri  poderi .  Nonostante  il  possedimento  di  un  vasto
               territorio e di una fase di crescita testimoniata all’interno dell’abbazia dalla

               presenza  di  afreschi  di  chiara  impronta  bizantina,    con  la  fine  del  regno

               normanno inizierà la decadenza dell’ordine dei monaci basiliani. Nel 1196

               infatti,  la  fondazione  normanna,  spopolata  e  senza  abate  fu  sottomessa

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               all’omonimo cenobio palermitano .


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                         CARUSO  1998, pp. 234-237.
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                          MESSINA  2001,  pp.  61-63;  i  dati  relativi  al  complesso  si  trovano  in  DI  MARZO  1858-1864,
               p.135; SCUDERI 1968, I, 4, pp. 36-37; LIMA 1984, pp. 196-199; CARUSO 1993, pp.12-19; TISSEYRE 1995, II,
               pp. 247-254.
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                         PIRRI 1733, II, p.883; WHITE 1938, p.42.
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                         Ibid., p.1001; Nel Maggio del 1131 Ruggero conferma all’abate Bartolomeo di S. Maria della
               Grotta un privilegio fatto da lui e dalla madre Adelasia con il quale veniva donato il  casalis Farchinae,

               vigne  e  terre  e  concedevano  il  diritto  di  esportare  liberamente  fuori  dal  Regno  una  barca  di  mercanzie
               probabilmente formaggi e cereali. Dal documento regio, che enumera i diversi ovili esistenti nell’area del
               casale ed un mulino per la molitura dei cereali, si rileva che il feudo era utilizzato dai monaci soprattutto per
               l’allevamento del bestiame e per la produzione cerealicola. Nel medesimo documento viene ribadita inoltre
               la concessione ai monaci dell isola di San Pantaleo, di un ovile presso il casale di Rakalia; il documento è
               in GARUFI 1899, pp.21-24.
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                          La  chiesa  fondata  agli  inizi  del  XII  secolo,  nel  1196  è  detta  «penitus  destituta»;  sulla
               documentazione relativa al complesso religioso vd., WHITE 1938, p.42.

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