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presso il Monte San Giuliano di un grande paese controllato dai Cristiani che
non fanno entrare alcun musulmano. Stando alle parole del viaggiatore, si
può ritenere che durante la fase dei Guglielmi il centro di Erice che aveva
vissuto una lunga fase di declino dal tardoantico all’alto medioevo, venne
occupato dai «novi habitatores», ovvero coloni latini che si appresteranno da
lì a breve controllare un ampio territorio. L’occupazione dei nuovi coloni
latini diede avvio nel territorio di Erice ad un processo di cristianizzazione
che si può riscontrare tramite la presenza sul monte e lungo le sue pendici di
insediamenti religiosi quali le chiese di Sant’Ippolito, Sant’Antonio, San
Barnaba presso Valderice e Santa Maria Maddalena, datate da Vincenzo
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Scuderi al XII secolo . La descrizione di ′Ibn Ǵiubayr rimane come nel
caso della vicina Trapani molto attendibile. Il colto viaggiatore arabo-
spagnolo segnala anche che i Cristiani durante l’età normanna detenevano
oltre al grande paese, una “formidabile” fortezza accessibile solo da un lato
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e raggiungibile attraverso l’ausilio di un ponte levatoio (Figg. 138; 139).
Il castello, infatti sorse su una rupe isolata dal monte nel medesimo luogo
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occupato dal santuario di Venere ericina . La parte più interna del
complesso fortificato costituiva la “basse cour” ovvero una corte murata
654 SCUDERI 1968, I, pp.17-22.
655 ′Ibn Ǵiubayr, in Blib. ar. sic., I, p.166: “ Su la rupe è un fortilizio dei Rȗm, al quale si passa
dalla montagna giace un grosso paese abitato anch’esso dai Rȗm. Si dice che le donne sian qui le più belle
dell’isola tutta: che Dio le renda cattive de’ Musulmani! In questo monte son delle vigne e de’ seminati: ci
fu detto poi che vi scaturiscono da quattrocento sorgenti d’acqua. Chimasi Ğabal Ḥamid (il monte di
Ḥamid) . La salita è agevole da un lato soltanto: e però pensano (i Cristiani) che da questo monte dipenda,
se Dio voglia, il conquisto dell’isola e non c’è modo che vi lasciano salire un Musulmano. Per lo stesso
motivo hanno munito benissimo questo formidabile fortalizio. Al primo rumor di pericoli, vi metterebbero
in salvo le donne; taglierebbero il ponte ed un gran fosso li separerebbe da chi si trovasse nella contigua
sommità del monte ”.
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Sulle testimonianze archeologiche presso l’area del santuario di Venere ericina si rimanda a
BARRESI 2010, pp. 161-167; per qanto riguarda il territorio e le fortificazioni si veda ZIRONE 2003,
pp.1357-1384; BISI 1968-69, pp. 307-315; FILIPPI-SAVALLI 2010, pp. 25-33; DE VINCENZO 2010, pp.35-47.
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