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testimonierebbero le fonti archeologiche , Calatafimi diviene il centro
principale di un vasto territorio. Al termine dell’epoca Sveva, dopo
l’abbandono di Calatabarbaro, rimase l’unico centro popolato fino ai giorni
nostri. Il castello “Eufemio” sorse su una spianata di un piccolo colle a 400
metri e rappresenta uno dei monumenti più significativi dell’ordinamento
politico-amministrativo di questa parte di territorio siciliano dell’avanzato
medioevo, occupando probabilmente già a partire dal X-XI secolo d.C.
(come testimoniano i ritrovamenti ceramici) 748 una posizione strategica per
il controllo del territorio circostante (Figg. 156; 157; 158; 159). Nel trecento
venne ingrandito e trasformato recuperando la sua struttura militare
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precedente . L’edificio che ha un impianto trapezoidale, è stato costruito
tramite opere di spianamento sul lato Nord della collina e l’edificazione di
muraglioni a scarpa sui lati Ovest e Sud. I tre lati esistenti (Sud, Est ed
Ovest) sono quasi paralleli e ortogonali fra loro, mentre il lato Nord, che
chiudeva il recinto, è stato riportato alla luce durante l’unica campagna di
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scavo . L'edificio ha dimensioni simili al castello di Salemi , m. 34,50 di
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APROSIO et al. 1997, p.187. I resti archeologici rinvenuti nell’area del castello Eufemio,
documentano una presenza riferibile ad un periodo compreso fra il X e l’ XI secolo d.C. Cfr. BARTOLONI
1995, p.397.
748 APROSIO et al. 1997, p.187. MOLINARI 1997, p. 40.
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LESNES 1997, p.109; A partire dalla seconda metà del XVII secolo il castello venne trasformato
in prigione per i carcerati di Calatafimi e di Vita, quindi le sue strutture furono adattate al nuovo utilizzo.
Questi adattamenti non hanno, però alterato la pianta originale del castello, in quanto si sono limitati alla
suddivisione degli ambienti in celle di detenzione. Nel 1867, a seguito dell’espropio degli Istituti religiosi,
trasferite le carceri nel convento di San Francesco, fu smantellata la copertura per riparare i locali da poco
acquisiti, mentre dal 1881 il castello ormai abbandonato venne utilizzato come cava di pietra. Nonostante
la costruzione del serbatoio idrico cittadino, collegato con l’acquedotto di Montescuro, abbia parzialmente
cancellato alcuni elementi fondamentali, è ancora possibile individuare la forma e le caratteristiche
strutturali; MAZARA 1981, p. 20; MOLINARI 1997, p.40.
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La campagna di scvavo è stata condotta dalla Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali
della provincia di Trapani in collaborazione con l’Università di Siena; vd., BARTOLONI 1995, p.397.
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