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provvedimenti legislativi imperiali a favore della città che probabilmente
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attraversò una profonda crisi durante l’età Vandalica . Forse a causa di tali
disastrosi avvenimenti, la città comincia a cambiare volto, mostrando un
aspetto di crisi avvalorato dal rinvenimento a tratti di abitazioni distrutte, in
stato precario o ricostruite in modo sommario. In questi quartieri,
caratterizzati da sporadiche occupazioni di fortuna che si contrastano con
l'ordine antico, sono stati rinvenute tombe a lastroni strette e allungate, con
inumazioni spesso prive di corredo funerario che attesterebbero il
restringimento dell’abitato in poche aree probabilmente gravitanti attorno
agli edifici pubblici, mentre altre sepolture sono state rinvenute all'interno di
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abitazioni distrutte o talvolta abbandonate . Da questi dati emergerebbe,
quindi, un aspetto di una città, che dopo aver subito un grave assedio, si
riorganizza in misura limitata, attorno agli edifici pubblici gravitanti nella
parte più centrale dell’insediamento (Fig.20).
Per quanto concerne le fonti storiche, esse ci presentano un quadro in
cui la città e le istituzioni dovettero attraversare un periodo di profonda crisi;
comunque sia, dalle fonti a nostra disposizione, si potrebbe pensare che la
città era già sede di vescovado già a partire dalla prima metà del V secolo.
Sappiamo che durante l’assedio del 440 ad opera dei Vandali, Lilibeo venne
saccheggiata e probabilmente molte abitazioni vennero incendiate; la
precaria situazione del centro si può ricavare dalle stesse parole del vescovo
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Pascasino .
163 Codex Theodosianus, Valent Nov. II, 73-74.
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CARUSO 2003b, pp. 191-195.
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In una lettera di Pascasino del 443 d.C. indirizzata al papa Leone I, che, con una epistola non
pervenutaci, gli aveva chiesto lumi sul computo pasquale del 444, il vescovo lilibetano ringrazia il pontefice
per le sue parole di conforto : “Apostolatus vestri scripta diacono Panormitanae Ecclesiae Silvano
deferente percepi, quae nuditati meae atque aerumnis, quas amarissima capti vitate faciente incurri,
solatium in omnibus atque remedium attulerunt, coelesti rore meum animum recreantes, atque omne quod
triste fuerat, abstergentes, domine venerabilis papa”; A tal proposito, è opportuno ricordare che già i
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