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Il tetto della chiesa e del battistero annesso era costituito da una
struttura lignea a travi, ricoperta con solenes e coppi, alcuni dei quali con
una “decorazione a ditate”. Dalle indagini effettuate si evincerebbe che
l’edificio di culto era inglobato all’interno di un complesso di strutture di cui
non sono ancora ben chiare la funzione e le dimensioni; i dati archeologici
hanno evidenziato che l’area compresa tra la chiesa e il vecchio edificio
romano durante il periodo protobizantino doveva essere, almeno in parte,
coperta, dal momento che, a ridosso del muro settentrionale della chiesa,
sono stati messi in luce lacerti di una pavimentazione in cocciopesto del tutto
analoga a quella rinvenuta dentro l’edificio di culto. Durante il periodo
protobizantino vennero effettuati lavori di restauro presso il fortilizio romano
tardo-antico. In particolare, venne rifatta la pavimentazione con un tenace
battuto d’argilla e la copertura a volta reale in opus cementicium, in parte
crollata, fu sostituita con un tetto di tegole di cui si è rinvenuta traccia. Di
importanza notevole, è stato lo scavo di una parte del riempimento
sottostante del livello pavimentale che ha restituito materiale ceramico
databile al secondo quarto del V secolo d.C. periodo in cui sarebbe stata
fondata la chiesa. In base al materiale ceramico recuperto, il fortilizio
romano rappresenta l’edificio più antico relativo alla fase tardo antica del
sito e la sua cronologia costituisce il terminus post quem per la datazione del
periodo d’impianto dell’insediamento cristiano, mentre il terminus ante
quem è dato dal materiale ceramico rinvenuto negli strati di distruzione e di
abbandono dell’edificio di culto, ovvero fine VII inizi VIII secolo d.C.
periodo, in cui le incursioni saracene divennero sempre più incontrollabili. I
curatori dello scavo ritengono che durante la prima epoca bizantina (VI
secolo d.C.), la chiesa venne trasformata con l’inserimento di un battistero
all’interno del vano meridionale ai lati dell’abside. Per la costruzione
dell’edificio non si esclude la presenza di maestranze di area nordafricana.
Sempre dalle coste dell’Africa potrebbe esser arrivata infine la comunità
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