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Segesta, (soprattutto a partire dal III sec. d.C.), a favore della nascita di
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villaggi aperti lungo i fondovalle dei fiumi Freddo e Caldo . Le cause
dello spostamento degli insediamenti si possono riferire ai cambiamenti
socio-economici che riguardano la Sicilia occidentale quali scorrerie
Vandale nel territorio (che dovettero verosimilmente portare alla dispersione
degli abitanti dell’antica urbe nelle campagne vicine), e più in generale,
(come abbiamo visto in precedenza) dalle trasformazioni del sistema
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fondiario isolano nella tarda antichità . La nascita lungo le vie di
comunicazione in questa parte del territorio isolano, quali corsi dei fiumi e
strade di traffico è legata probabilmente alla facilità di accedere alle vie
commerciali lungo la coste per poter importare ed esportare prodotti agro-
sempre più accurata ed efficace grazie soprattutto alla realizzazione della carta archeologica di Calatafimi
frutto di una ricerca archeologica che si è svolta con tre campagne di ricognizione (1995-1997) e tre
campagne di classificazione dei reperti (1996,1997,1999). Le ricognizioni sistematiche dirette da Franco
Cambi, hanno evidenziato un totale di 475 siti archeologici in uno spazio geografico di 80 chilometri
quadrati per una media di 6 siti per chilometro quadrato a conferma che l’area del territorio di Calatafimi
che ricalca in parte l’antico ager segestanus è un’area ricca di insediamenti dal tardo antico a l’epoca
medievale. La grande percentuale del numero dei siti rinvenuti dipende però dal fatto che ci troviamo
dinanzi ad un importante contesto sub regionale della Sicilia occidentale, quale l’aria elima, dove
l’aspettativa di ritrovamenti antichi è abbastanza elevata. Tuttavia, bisogna procedere con una certa cautela,
specialmente in un territorio così ricco di ruderi appartenenti a diverse epoche. Infatti, se da una parte i dati
acquisiti sono in maggioranza per il periodo antico fino alla prima età imperiale, già a partire dal periodo
tardoantico incominciano ad essere meno evidenti mentre per il periodo compreso fra l’alto medioevo e
l’età sveva, si registrano notevoli problemi come l’inesistenza di fossili guida sicuri per il IX e la prima
metà del X secolo d.C.; vd., BRESC – BRESC 1977, pp. 341-369. GIUSTOLISI 1976, pp. 58-63; PESEZ 1983,
pp.15-32; CAMERATA SCOVAZZO 1996, pp. 86-96; MOLINARI 1997, p.13; MOLINARI 2000, p. 178; MAURICI
2003, p.899; MAURICI 2005, p.162; MOLINARI 1998a, pp.273-284; MOLINARI 1998 b, pp.580-589;
BARTOLONI 1995, p.397. BERNARDINI et al. 2000, pp. 91-132.
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BERNARDINI et al. 2000, p.110; FILIPPI 1996, p.69.
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Il canone e le correlate importazioni libere dell’Egitto dirette verso Costantinopoli dovettero
creare uno squilibrio rispetto al passato del mercato romano, il quale venne compensato dalla produzione
frumentaria dell’Italia e delle isole. La creazione della nuova capitale comportò quindi conseguenze
economiche in Occidente deprimendo l’Africa e apportando stimoli alle regioni frumentarie con essa
concorrenti; i dari archeologici relativi al costesto segestano, a nostro parere, costituirebbero la prova
materiale di tale scenario; sulla questione, vd., VERA 1997/1998, pp. 33-73; MOLINARI-NERI 2004, p. 122.
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