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alimentari.  Le  indagini  archeologiche  sul  territorio  ci  permettono  di

               ipotizzare un territorio caratterizzato da  una produzione agricola di una certa

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               rilevanza .
                      In  particolare,  per  tutta  l’età  tardo-antica  e  protobizantina,  mentre

               Segesta  declinava  inesorabilmente,  si  formò  nel  territorio  dell’antica  città

               elima un sistema abitativo costituito da piccoli villagi legati alla gestione ed

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               alla  produzione  agricola  del  territorio   (Figg.  45-46).  Questi  piccoli
               villaggi, sorti nelle  zone di fondovalle furono probabilmente gestiti da due

               grossi centri abitativi, che dovettero svolgere la funzione di luogo di mercato

               e scambio di attrezzi, sementi e prodotti di importazione: il sito delle Aquae

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               Segestanae  e Rosignolo . La funzione di questi centri era quella di essere
               dei punti di riferimento dei villaggi minori affidate ai coloni, nel contesto

               dell’organizzazione  del  latifondo  di  grande  estensione.  La  ricerca

               archeologica in questi due siti ha rilevato una presenza cospicua  di anfore

               africane  da  derrate  alimentari  sinonimo  di  uno  scambio  commerciale



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                          La  vivacità  delle  campagne  in  questo  periodo  è  confermata  dalla  massiccia  quantità  di
               vasellame africano da mensa (terra sigillata africana) e da cucina rinvenuto nei siti di fondovalle. A questa
               cospicua diffusione delle ceramiche dall’Africa settentrionale corrisponde la scarsissima presenza di anfore
               da vino e da olio di importazione. È probabile quindi, che  le campagne segestane importavano prodotti

               ceramici  di  costo  contenuto  ma  producevano  autonomamente  vino  e  olio.  In  questo  settore  della  Sicilia
               occidentale  non  si  praticava  quindi  come  sempre  si  è  ritenuto  per  tutta  l’isola,  la  monocoltura,  ma  si
               alternavano  coltivazioni  di  cereali,  di  olivi  e  viti;    CAMBI  1996/97,  pp.  22-27;  MOLINARI-NERI  2004,
               pp.109-128;  APROSIO et al. 1997, pp. 187-193.
                         CAMBI 1996/97, pp. 22-27; APROSIO et al. 1997, pp. 187-193.
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                      281  La ricognizione di superficie ha evidenziato un grande sito archeologico esteso più di tre ettari,

               situato ai piedi dell’altura di Calathamet , il quale attesterebbe una lunga continuità di vita che va dal I d.C.
               al X-XI d.C; si tratterebbe della statio della Aquae  Segestane dell’Itinerarium Antonini. Cfr. MOLINARI
               1997,  pp.40-41  e  pp.  269-270;  APROSIO  et  al.  1997,  pp.189-192;  BERNARDINI  et  al.  2000,  pp.116-118;
               MAURICI 2005, pp.188-191.
                      282  Il borgo di quest’ultimo sito, che eguaglia le dimensioni di quelle delle Aquae Segestanae, sia
               per  dimensione  che  per  il  tipo  di  ceramica  rinvenuta,  sembra  sia  stato  fondato  in  un  unico  episodio  al
               principio del IV secolo per esser poi abbandonato fra la fine del VII e gli inizi dell’ VIII secolo d.C. Cfr.

               MOLINARI-NERI 2004, pp.109-121;  BERNARDINI et al. 2000, pp. 107-121.

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