Page 51 - LA PESCA NELLA PROVINCIA DI TRAPANI
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               tà stessa non nasceva  da  interessi  del fisco  o  di  privati sfruttatori,  ma
               dal consenso del popolo e  dalla coscienza dell'interesse  comune.
                  Il personale,  dal rais  all'ultimo  marinaio,  aveva  una  paga fissa  per
               tutta la  stagione di pesca, più una «parte»  del pescato;  ai tonnaroti ap-
               partenevano  inoltre  i  pesci  minori,  come  palamiti  o  altri  sgomberoidi,
               pescati  in  tonnara:  cosi  tutti  erano  cointeressati  ad  un  maggiore  ren-
               dimento  ed  alla  verità  nella  denunzia  fatta  al  fisco  del  numero  e  peso
               dei  tonni  pescati  (la  denunzia  veniva  fatta  dal  rais  e  controllata  da
               uno  o  due  «guardiani:.).  Doveva  essere  questa  una  sistemazione  soddi-
               sfacente dal punto di vista salariale e  dal punto di vista fiscale,  se du-
               rò  immutata  per  molti  secoli  e  se  ancor  oggi,  negli  archivi  delle  anti-
               che Secrezie,  si conservano i  volumi  delle  denunzie  del  rais.
                  Sulla pesca  avevano speciali doveri  di sorveglianza l'Ammiraglio  del
               Regno  ed  i  Viceammiragli  (di  Messina  e  Trapani),  ai  quali  competeva
               un  tonno  da  ogni  tonnara.  Qualche  altro  diritto  in  natura  godevano
               chiese e  conventi,  per donazioni;  l'Ospedale  di Sant'Antonio  di Trapani
               aveva diritto a  percepire un grosso tonno da ogni tonnara del  territorio.
                  La massima parte del pescato veniva messa sotto sale, in tagli e  con
               termini che si sono  conservati.
                  Nel  '400  e  nei  due  secoli  successivi  le  tonnare  più  vicine  alla  città
               di  Trapani  erano  le  seguenti:  Castellammare,  Monte  Cofano  («thonum
               Cofani»),  Bonagia,  San Cusumano  e  S.  Giuliano,  Palazzo,  Favignana.
                  Queste  tonnare,  e  forse  anche  altre  che  venivano  calate  irregolar-
               mente  altrove  (ne  abbiamo  ricordato  una  concessa  nel  1455)  produce-
               vano  quanto  bastava  per  il  consumo  locale  e  per  l'esportazione.  Del-
               l'entità di  quest'ultima  possiamo  formarci  un'idea  attraverso  alcune  ci-
               fre.  Naturalmente,  non  si  tratta  di  dati  statistici  veri  e  propri,  ma  di
               pazienti raccolte  di elementi  attraverso le scritture fiscali ;  per  i  periodi
               precedenti non è  possibile  nemmeno  una simile  approssimazione  perchè
               i  documenti  non  esistono  o  sono  assolutamente  frammentari.
                  Nell'anno  1598-99  furono  esportati  per  mare dal  porto  di Trapani  i
               seguenti  quantitativi  di  tonnina  (oltre  a  quelli  esportati  per  terra  ed
               oltre a  quelli  esportati come  scorta viveri per le navi);  verso porti della
               Sicilia:  tonnina  netta  barili  7111,  occhi  bar.  1529,  schienali  bar.  260,
               bosonaglia  bar.  1932,  surra bar.  1205,  botana  bar.  656,  spinelli  bar.  322,
               grossami bar. 36, spuntature di surra bar. 28,  mosciame  paia 127  di can-
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