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1.2  Uno sguardo al passato: l’esperienza dell’ALM


                     L’idea  di  elaborare  un  atlante  linguistico  che  raccogliesse  il  patrimonio  della

                     terminologia marinaresca lungo le coste del Mediterraneo, è nata nell’ormai remoto
                     1937, dal confronto istituito da Mirko Deanović fra la nomenclatura marinara in

                     uso  nel  dialetto  serbo-croato  della  sua  città  natale,  Ragusa  (Dubrovnik),  e  la
                     terminologia peschereccia raccolta da Alfred Rohe a Grau d’Agde in Linguadoca.

                     Le  sintomatiche  coincidenze  erano  certo  dovute  al  fatto  che  le  due  località  si
                     affacciavano  sullo  stesso  mare,  un  mare  che,  lungo  il  corso  dei  secoli,  ha

                     incessantemente avvicinato popoli tra loro diversi e lontani per origine, cultura e

                     lingua. Dunque, quel nucleo di parole, noto tanto al pescatore di Linguadoca quanto
                     al pescatore di Ragusa, era probabilmente parte di una più vasta koinè linguistica

                     marinaresca. Occorreva dunque analizzare la diffusione delle singole voci e la loro
                     stratificazione storica, attraverso un metodico confronto di materiali, riuniti in un

                     atlante linguistico di nuovo tipo e di nuovo àmbito. E così nel 1957 prese il via

                     presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia un’impresa linguistica allora unica
                     nel suo genere e altamente innovativa.

                     G. Folena riprese e sviluppò l’idea di Deanović; venne così costituito il Comitato
                     internazionale per l’Atlante linguistico del Mediterraneo (ALM). Questo progetto

                     rappresentava  una  sfida  metodologica  e  sostanziale  all’impianto  della  geografia

                     linguistica.  L’ALM  si  configurò  subito  come  il  primo  atlante  che  prendeva
                     programmaticamente  in  considerazione  lingue  e  dialetti  di  famiglie  linguistiche

                     diverse (tutte quelle rappresentate nel Mediterraneo, dal Portogallo alla Turchia); e
                     nel contempo come il primo esempio di atlante linguistico integralmente dedicato

                     a un linguaggio settoriale, a un dominio lessicale specifico.
                     Il progetto partiva dalla constatazione che lungo le coste del Mediterraneo, tra loro

                     diverse, lontane e linguisticamente non imparentate, si registravano gli stessi tipi

                     lessicali o denominazioni sorprendentemente simili. Lo scopo era dunque quello di
                     raccogliere e documentare in sincronia, attraverso inchieste dialettali sul campo, il

                     lessico  relativo  alla  vita  del  mare,  gli  ittionimi,  la  terminologia  marinara  e
                     peschereccia, così come si presentano lungo le coste del Mediterraneo (e del Mar

                     Nero), dal Portogallo alla Crimea, dalla Versilia a Malta, da Cipro al Canale di

                     Suez,  dal  Libano  al  Marocco;  con  lo  scopo  di  giungere  a  fornire  una
                     rappresentazione cartografica delle diversità e affinità lessicali e onomasiologiche

                     nelle parlate dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. I punti di inchiesta sono
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