Page 13 - CANCILLA_1995_2
P. 13

260                               Parte seconda. Uomini e imprese

            due maggiori società di navigazione italiane con le conven-
            zioni del 1877 riuscivano a imporre il loro monopolio nel
            campo delle sovvenzioni statali, lasciando alle altre compa-
                                40
            gnie appena il 13,5% .
               Per meglio far fronte ai nuovi impegni, l’assemblea ge-
            nerale dei soci della Piroscafi Postali nel giugno 1877 deci-
            se di raddoppiare il capitale sociale e di modificare alcuni
            punti dello statuto. Nell’occasione, risultarono rappresenta-
            te soltanto 3.655 azioni (sulle 16.000 in circolazione), in ma-
            no ai seguenti soci (tra parentesi il numero delle azioni):
            Ignazio Florio (2.000), Luigi De Pace (200), marchese Pie-
            tro Ugo delle Favare (200), Vincenzo Giachery (200), Lo-
            renzo Giulio Caminneci (120), Ernesto Giachery (100), Lui-
            gi Giachery (100), Giovanni Portalupi (100), Lauro Artiba-
            li (100), Francesco Ricca (100), Salvatore Buonocore (83),
            Emanuele Sartorio (60), Napoleone Santocanale (42), Lui-
            gi Scalia (40), Trifonio Medici (40), Michele Raffo (40),
            Epaminonda Radini (40), Alessandro Fabrizi (40), Carlo
                                          41
            Morso (30), Ignazio Scavo (20) . Sorge il problema della
            esiguità del numero di azioni in mano a Florio e della di-
            stribuzione delle altre 12.345 azioni mancanti. Non ho dub-
            bi che le 2.000 azioni da lui rappresentate nell’assemblea del
            giugno 1877 fossero quelle che egli, in quanto gerente, do-
            veva per statuto tenere depositate presso la stessa Società.
            Poiché inoltre, sempre per statuto, ogni socio aveva diritto
            a un numero limitato di voti, indipendentemente dal nu-
            mero delle azioni possedute, non c’era alcun motivo che
            Florio depositasse le altre azioni in suo possesso, in quanto
            già le 2.000 presenti erano sufficienti a dargli il massimo dei
            voti consentito dallo statuto. Certamente una parte delle
            12.345 azioni mancanti erano in mano a soci assenti all’as-
            semblea, ma doveva trattarsi di una quota modesta: il resto
            apparteneva ancora saldamente a Florio. Quali potessero es-
            sere i rapporti di forza all’interno della società, lo vedremo
            meglio comunque più oltre, al momento della sottoscrizio-
            ne dell’aumento del capitale.
               C’è da rilevare intanto che della Società facevano parte
            alcuni congiunti di Florio: il cognato Luigi De Pace con 200
            azioni, lo zio Giovanni Portalupi con 100 e il cugino Lauro
   8   9   10   11   12   13   14   15   16   17   18