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264                               Parte seconda. Uomini e imprese

            proprio governo creava difficoltà sempre maggiori all’atti-
            vità della nostra marina, persino sugli stessi mari italiani 49  –
            e infine per la riduzione dei costi d’esercizio, grazie a una
            più razionale utilizzazione delle attrezzature comuni.
               Il progetto – come sappiamo – era antico ed era stato
            più volte caldeggiato da uomini di governo e dalla stampa:
            nel 1869, ad esempio, il ministro degli Esteri Menabrea
            informava il collega dell’Agricoltura, Industria e Commer-
            cio che «vedrebbe con piacere che [...] venisse promossa la
            fusione delle diverse compagnie sovvenzionate erogando a
            favore di questa solida, vasta e potente intrapresa che do-
            vrebbe assumere successivamente l’esercizio delle diverse li-
            nee di navigazione più convenienti all’Italia, la complessiva
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            somma delle sovvenzioni ora accordate» ; nel 1874, la «Ri-
            vista Marittima» auspicava la formazione di un grande Lloyd
            italiano tra le più grandi compagnie, che «frequenterebbe
            la costa d’Africa da Alessandria ad Algeri, l’America del Sud
            da Pernambucco a Buenos-Ayres, il mare Rosso e l’Oceano
            Indiano e stabilirebbe una linea diretta e regolare da Ge-
            nova a Yokohama facendo scalo a Singapore, Hong-Kong,
            Calcutta e Bombay nella speranza che i prodotti tedeschi, i
            quali ora passano da Trieste per l’India, la China ed il Giap-
            pone, passerebbero in avvenire dal Gottardo per Genova» ;
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            al Senato, l’on. Alfieri si diceva convinto che «la fusione avrà
            per primo effetto che si potrà accertare la salda esistenza,
            con prospettive di avvenire più prospero, di un naviglio di
            trasporto che rende ingenti servizi all’industria e al com-
            mercio e fa sventolare con grande onore, nei lontani mari,
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            la bandiera d’Italia» . Gli stessi armatori, i cui rapporti di
            collaborazione erano sempre stati molto stretti e cordiali, ac-
            cettando nel 1877 le convenzioni con il governo, si erano ri-
            servati la facoltà di fondersi in un’unica Compagnia .
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               Favorita dal governo e con Crispi presente all’atto di co-
            stituzione, in qualità di testimone, nel settembre 1881 na-
            sceva così la Navigazione Generale Italiana (Società riunite
            Florio e Rubattino), con sede sociale a Roma e due sedi com-
            partimentali a Genova e a Palermo, dirette rispettivamente
            da Rubattino e da Florio: una società forte di 83 piroscafi
            (89 a fine anno), che ne facevano la più potente compagnia
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