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266 Parte seconda. Uomini e imprese
colpa di concentrare nelle sue mani un numero eccessivo di
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azioni –] si risolverebbe nella sua glorificazione» . In ogni
caso, è certo che le 40.000 azioni assegnate ai soci della ex
Piroscafi Postali rimasero in Sicilia, e più precisamente a Pa-
lermo: in occasione della assemblea ordinaria del 1883, nel-
la sede palermitana della NGI furono depositate da 19 azio-
nisti, ovviamente siciliani, 32.800 azioni, che equivalevano al
51,3% delle azioni complessivamente depositate (63.885). Il
resto delle azioni risultano depositate a Roma (17.800 da 39
azionisti), a Genova (7.160 da 10 azionisti), a Neuchâtel
(4.125 da 9 azionisti), a Ginevra (1.000 da 2 azionisti), a Mi-
lano (700 da 6 azionisti), a Basilea (200 da 1 azionista) e a
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Napoli (100 da 1 azionista) .
Per i primi quindici anni, come «corrispettivo di tutto
quanto hanno operato per lo passato per le loro Società e
per le rinunzie fatte onde dar vita alla nuova [società]», Flo-
rio e Rubattino, in base all’art. 58 dello statuto, avevano di-
ritto ciascuno a un compenso pari al 10% degli utili depu-
rati di spese, del 5% per ammortamento e del pagamento
ai soci di un interesse del 6% sul capitale versato.
Non sappiamo se, per conquistare ulteriori fette di mer-
cato estero, la NGI continuasse a mantenere bassi i noli a fa-
vore di altre nazioni. È certo invece che, approfittando del-
la posizione di monopolio, essa aumentò i noli negli scali
nazionali e, per potenziare le linee libere, destinò ai servizi
sovvenzionati navi da demolizione, con pesanti disagi per gli
utenti; disagi che non mancavano neppure sulle linee tran-
soceaniche (da Genova partivano le linee per Bombay, Cal-
cutta, Montevideo, Buenos Aires, Singapore e Batavia; da
Napoli per New York), se più volte i tribunali americani mul-
tarono la Società per le deplorevoli condizioni in cui co-
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stringeva a viaggiare gli emigranti . Altrettanto certo è che
all’estero contemporaneamente i noli erano più bassi che in
Italia, tanto che gli operatori italiani trovavano più conve-
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niente servirsi delle compagnie estere . Tutte le compagnie
europee attraversavano comunque un periodo di difficoltà,
in parte dovuto al ribasso dei noli, in parte al colera che in-
tralciava i traffici: talune non distribuivano dividendi; altre,
come quelle inglesi, vedevano ridurre il valore delle loro