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            colpa di concentrare nelle sue mani un numero eccessivo di
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            azioni –] si risolverebbe nella sua glorificazione» . In ogni
            caso, è certo che le 40.000 azioni assegnate ai soci della ex
            Piroscafi Postali rimasero in Sicilia, e più precisamente a Pa-
            lermo: in occasione della assemblea ordinaria del 1883, nel-
            la sede palermitana della NGI furono depositate da 19 azio-
            nisti, ovviamente siciliani, 32.800 azioni, che equivalevano al
            51,3% delle azioni complessivamente depositate (63.885). Il
            resto delle azioni risultano depositate a Roma (17.800 da 39
            azionisti), a Genova (7.160 da 10 azionisti), a Neuchâtel
            (4.125 da 9 azionisti), a Ginevra (1.000 da 2 azionisti), a Mi-
            lano (700 da 6 azionisti), a Basilea (200 da 1 azionista) e a
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            Napoli (100 da 1 azionista) .
               Per i primi quindici anni, come «corrispettivo di tutto
            quanto hanno operato per lo passato per le loro Società e
            per le rinunzie fatte onde dar vita alla nuova [società]», Flo-
            rio e Rubattino, in base all’art. 58 dello statuto, avevano di-
            ritto ciascuno a un compenso pari al 10% degli utili depu-
            rati di spese, del 5% per ammortamento e del pagamento
            ai soci di un interesse del 6% sul capitale versato.
               Non sappiamo se, per conquistare ulteriori fette di mer-
            cato estero, la NGI continuasse a mantenere bassi i noli a fa-
            vore di altre nazioni. È certo invece che, approfittando del-
            la posizione di monopolio, essa aumentò i noli negli scali
            nazionali e, per potenziare le linee libere, destinò ai servizi
            sovvenzionati navi da demolizione, con pesanti disagi per gli
            utenti; disagi che non mancavano neppure sulle linee tran-
            soceaniche (da Genova partivano le linee per Bombay, Cal-
            cutta, Montevideo, Buenos Aires, Singapore e Batavia; da
            Napoli per New York), se più volte i tribunali americani mul-
            tarono la Società per le deplorevoli condizioni in cui co-
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            stringeva a viaggiare gli emigranti . Altrettanto certo è che
            all’estero contemporaneamente i noli erano più bassi che in
            Italia, tanto che gli operatori italiani trovavano più conve-
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            niente servirsi delle compagnie estere . Tutte le compagnie
            europee attraversavano comunque un periodo di difficoltà,
            in parte dovuto al ribasso dei noli, in parte al colera che in-
            tralciava i traffici: talune non distribuivano dividendi; altre,
            come quelle inglesi, vedevano ridurre il valore delle loro
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