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I. I Florio armatori                                 263

        della flotta Florio era effettivamente vitale per la città, per-
        ché vi reclutava buona parte dei propri addetti, dava lavoro
        alla Fonderia Oretea e allo Scalo di Alaggio e animava un
        porto altrimenti in difficoltà, sconfitto nella sfida commer-
        ciale con Catania, che con l’apertura delle linee ferroviarie
        dell’interno riusciva a convogliare verso di sé gran parte dei
        traffici di zolfo e alcune grosse case commerciali estere.



        4. L’apice del successo: la nascita della Navigazione Generale Ita-
          liana


           Un esame corretto della situazione all’inizio degli anni
        Ottanta e delle prospettive future della marina italiana con-
        vinceva intanto Ignazio Florio della opportunità di accetta-
        re le sollecitazioni politiche (tra cui quelle dell’amico Cri-
        spi, sollecitato a sua volta da Rubattino) e di attuare la fu-
        sione con Rubattino, il quale – privo di solide basi finanzia-
        rie – l’auspicava da anni, perché, come scriveva a Nino Bixio
        già nel 1870, grazie al superiore potenziale finanziario di
        Florio, che «io conosco [...] per un onesto e perfetto Cava-
        liere», «la riunione [...] farebbe cessare per l’avvenire» que-
        gli «imbarazzi e pericoli» che gli creava il continuo «uso ed
        abuso del credito»: «Florio è ricco, è arcimilionario. Io non
        solo nol sono, ma navigo invece in mezzo a scogli finanzia-
        rii perenni. Colla mia temerità faccio, posso dire senza ca-
        pitali, quello che altri non sanno fare coi milioni» . L’inte-
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        grazione delle due società significava la creazione di un’u-
        nica grande flotta, che da un lato avrebbe avuto la totalità
        delle sovvenzioni statali (già nel 1878, le due società lascia-
        vano alle compagnie minori soltanto il 6,3%, contro il 40,5%
        del 1875), e dall’altro avrebbe potuto meglio espandere i
        servizi liberi, soprattutto verso le Americhe, contando anche
        sull’appoggio finanziario del Credito Mobiliare, interessato
        alla fusione. E significava anche un incremento degli utili,
        per la fine della reciproca concorrenza, per la possibilità di
        fronteggiare meglio la concorrenza estera – soprattutto del-
        la marina mercantile francese, che fortemente sussidiata dal
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