Page 25 - CANCILLA_1995_2
P. 25
272 Parte seconda. Uomini e imprese
79
qualunque sia il numero delle azioni che possiede» . Non
a caso, tra i partecipanti, direttamente o per delega, nessun
azionista – a parte il Credito Mobiliare e il Banco Laganà,
presenti rispettivamente con 4.903 e 2.599 azioni – risultava
detentore di più di 2.000 azioni.
L’assemblea dei soci fu piuttosto agitata: i soci non gra-
divano la richiesta governativa di precise garanzie per l’a-
dempimento degli obblighi previsti dalle convenzioni e il
consiglio di amministrazione non mancava di ribadire che
era rimasto «penosamente impressionato dalle dubbiezze,
che scaturivano dagli emendamenti introdotti dal Senato»,
e che aveva già opportunamente pubblicizzato le beneme-
renze della Società e la sua potenzialità economica, «che le
permise in pochi anni di affrancarsi dalle passività finanzia-
rie ereditate dalla fusione di due Compagnie di varia costi-
tuzione e forza; di ampliare la sua Flotta, portandola da 89
a 105 piroscafi, quale è oggi, dopo aver sopportato senza
scosse finanziarie perdite dolorose, e di averla depurata col
disarmo di navi, che potevano non più corrispondere alle
necessità del traffico ed agli impegni dei servizi governativi,
unendo a tutto questo, in amplia e costante misura di 3 mi-
lioni e mezzo all’anno, l’ammortamento del valore primiti-
vo, tuttoché non poche navi abbiano ricevuto radicali tra-
sformazioni atte ad accrescerne il valore capitale, senza di-
sagi economici e senza debiti; ma solo col sacrificio di utili,
che largamente distribuiti, avrebbero gratificato di un effi-
mero pregio i titoli circolanti del suo capitale».
L’unico debito della Società – rilevava ancora il consiglio
di amministrazione nella sua relazione – era quello di 5 mi-
lioni di lire nei confronti della Casa Florio, estinguibile en-
tro il 1899 e a fronte del quale «stanno e fondi pubblici, e
valori, e partecipazioni ad Imprese affini, crediti non indif-
ferenti verso il Governo, conti correnti continuamente atti-
vi; assegnamenti tutti i quali rappresentano cospicua parte
del patrimonio sociale, e che da soli basterebbero, se liqui-
di potessero ridursi a un momento dato, a cuoprire le ne-
cessità che attualmente c’incombono». In ogni caso, a sod-
disfare la spesa di circa 6 milioni e mezzo in tre anni, pre-
vista dai risultati dell’ispezione governativa, sarebbe bastato