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            qualunque sia il numero delle azioni che possiede» . Non
            a caso, tra i partecipanti, direttamente o per delega, nessun
            azionista – a parte il Credito Mobiliare e il Banco Laganà,
            presenti rispettivamente con 4.903 e 2.599 azioni – risultava
            detentore di più di 2.000 azioni.
               L’assemblea dei soci fu piuttosto agitata: i soci non gra-
            divano la richiesta governativa di precise garanzie per l’a-
            dempimento degli obblighi previsti dalle convenzioni e il
            consiglio di amministrazione non mancava di ribadire che
            era rimasto «penosamente impressionato dalle dubbiezze,
            che scaturivano dagli emendamenti introdotti dal Senato»,
            e che aveva già opportunamente pubblicizzato le beneme-
            renze della Società e la sua potenzialità economica, «che le
            permise in pochi anni di affrancarsi dalle passività finanzia-
            rie ereditate dalla fusione di due Compagnie di varia costi-
            tuzione e forza; di ampliare la sua Flotta, portandola da 89
            a 105 piroscafi, quale è oggi, dopo aver sopportato senza
            scosse finanziarie perdite dolorose, e di averla depurata col
            disarmo di navi, che potevano non più corrispondere alle
            necessità del traffico ed agli impegni dei servizi governativi,
            unendo a tutto questo, in amplia e costante misura di 3 mi-
            lioni e mezzo all’anno, l’ammortamento del valore primiti-
            vo, tuttoché non poche navi abbiano ricevuto radicali tra-
            sformazioni atte ad accrescerne il valore capitale, senza di-
            sagi economici e senza debiti; ma solo col sacrificio di utili,
            che largamente distribuiti, avrebbero gratificato di un effi-
            mero pregio i titoli circolanti del suo capitale».
               L’unico debito della Società – rilevava ancora il consiglio
            di amministrazione nella sua relazione – era quello di 5 mi-
            lioni di lire nei confronti della Casa Florio, estinguibile en-
            tro il 1899 e a fronte del quale «stanno e fondi pubblici, e
            valori, e partecipazioni ad Imprese affini, crediti non indif-
            ferenti verso il Governo, conti correnti continuamente atti-
            vi; assegnamenti tutti i quali rappresentano cospicua parte
            del patrimonio sociale, e che da soli basterebbero, se liqui-
            di potessero ridursi a un momento dato, a cuoprire le ne-
            cessità che attualmente c’incombono». In ogni caso, a sod-
            disfare la spesa di circa 6 milioni e mezzo in tre anni, pre-
            vista dai risultati dell’ispezione governativa, sarebbe bastato
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