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I. I Florio armatori                                 277

        ca Commerciale, aveva ripreso ad assorbire compagnie con-
        correnti, assicurandosi nel 1901 il pacchetto di maggioran-
        za della Veloce e nel 1905 dell’Italia, due società di naviga-
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        zione controllate da capitale tedesco .
           In occasione dell’acquisto dell’Italia, Ignazio Florio con-
        dusse personalmente le trattative, recandosi ad Amburgo e
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        a Bruxelles , a dimostrazione che le decisioni più impor-
        tanti passavano ancora attraverso la sua persona, anche se
        qualche elemento farebbe pensare che i rapporti tra lui e la
        NGI non dovessero essere più quelli del passato. Che signi-
        ficato dare, ad esempio, al fatto che il Compartimento di Pa-
        lermo da qualche anno non fosse più retto da lui, ma da un
        piemontese, il cav. Carlo Viola? Oppure alla sua richiesta –
        proprio allora, a distanza cioè di un quarto di secolo dalla
        nascita della NGI – del pagamento di poco più di un mi-
        gliaio di lire per laudemio e canoni arretrati sul suolo su cui
        era sorta la Fonderia Oretea, ottenuto in origine in enfiteusi
        da potere di più proprietari per canoni che, già anterior-
        mente alla costituzione della NGI, erano stati in parte ri-
        scattati a spese di Ignazio Florio sr. 100 ? Quali che fossero i
        rapporti tra la Compagnia e il suo maggiore azionista, è cer-
        to che, mentre Florio era ormai indebitatissimo, anche se a
        Palermo quasi nessuno se ne rendeva ancora conto, la NGI
        scoppiava di salute e nell’ottobre 1905 decideva di riporta-
        re il suo capitale sociale a 54.000.000 di lire – cioè quasi al
        livello precedente la svalutazione del 1896 – attraverso l’e-
        missione di 70.000 nuove azioni del valore nominale di 300
        lire cadauna, affidate per la vendita alla Banca Commercia-
        le per un prezzo di 430 lire cadauna 101 . Proprio la differen-
        za tra il valore nominale delle azioni e il loro effettivo prez-
        zo di vendita, superiore del 43% al valore nominale, dimo-
        stra l’ottimo stato di salute della Compagnia, diversamente
        dalla I. e V. Florio, le cui difficoltà non possono perciò in
        nessun modo addebitarsi alle vicende della NGI.
           A Palermo, le nuove azioni – sulle quali i vecchi azionisti
        godevano del diritto di option in ragione di una per ogni due
        vecchie – vennero messe in vendita presso la succursale del-
        la Banca Commerciale Italiana e presso il Banco Florio, che
        ne collocarono poco più di 5.000, oltre quelle acquistate di-
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