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I. I Florio armatori                                 275

        Commerciale, Florio nel 1903 aveva con la stessa banca una
        esposizione di 3.022.800 lire per n. 83 effetti scontati e un
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        debito di 2.942.200 lire per utilizzi in conto corrente .
           Non è chiaro perché, nel febbraio 1899, Ignazio Florio
        decidesse di costituire a Napoli la Società Meridionale di
        Trasporti Marittimi, con un capitale di 10 milioni, ripartito
        in 40.000 azioni, di cui egli si accaparrò la maggioranza sot-
        toscrivendone 19.700 personalmente, 200 a nome del con-
        te Giovanni Monroy e 200 a nome del comm. Gaetano Ca-
        ruso, suoi prestanome. Il resto delle azioni fu sottoscritto
        dalla Società di Assicurazioni Diverse di Napoli (2.000), dal
        Credito Italiano (1.600), da numerosi membri dell’alta ari-
        stocrazia napoletana, da ditte commerciali napoletane, tori-
        nesi e milanesi . Forse la nuova Società gli sarebbe servita
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        nel caso in cui, per rompere il monopolio della NGI, alla
        scadenza delle convenzioni, il governo avesse affidato, come
        egli temeva, i servizi sovvenzionati a più compagnie; oppu-
        re doveva servirgli per scaricare sui nuovi soci di minoranza
        le conseguenze di operazioni dalla dubbia riuscita: alla Me-
        ridionale, ad esempio, egli cedette, oltre alla nave da carico
        Alpha, le due navi da carico Isola delle Femmine e Isola di Le-
        vanzo, in costruzione presso il cantiere navale Orlando di Li-
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        vorno, commissionate l’anno precedente . In qualità di am-
        ministratore delegato, Florio tra il 1899 e il 1900 costituì al-
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        cuni procuratori per arruolare gli equipaggi delle navi , ma
        la Compagnia non ebbe lunga vita e già nel novembre 1901
        il consiglio di amministrazione decideva «inaspettatamente»
        di vendere il naviglio nuovo alla NGI e porre la Società in
        liquidazione, con «imbarazzo» del rappresentante del Cre-
        dito Italiano, detentore di 875 azioni (valutate a 175 lire l’u-
        na nel bilancio di fine 1901), che rassegnò le dimissioni per
        la «forma, di certo insolita, di sottomettere al Consiglio una
        deliberazione di tanta gravità». Un gruppo di azionisti na-
        poletani propose allora la riduzione del capitale a 2.600.000
        lire, ritirando 29.000 azioni dalla ditta I. e V. Florio, alla qua-
        le sarebbero stati ceduti due vapori vecchi, tre nuovi e
        400.000 lire in contanti, da versarsi dalla ditta Ciampa di Sor-
        rento . La proposta non fu accettata, se Florio continuò a
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        mantenere ancora le sue azioni, ma il capitale sociale fu ri-
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