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274 Parte seconda. Uomini e imprese
tustà del naviglio –, in base al quale essa aveva distribuito ai
propri azionisti dividendi che, diversamente da quanto so-
stenuto dal consiglio di amministrazione nell’assemblea del-
l’ottobre 1893, debbono considerarsi elevati e che nel quin-
quennio sino al ’93, in un periodo in cui altre compagnie
europee avevano sospeso i dividendi, ammontavano a una
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media di 2.695.000 lire l’anno . Se ne rese conto molto be-
ne Piaggio, il quale nel 1896 procedette alla svalutazione di
2/5 del capitale azionario, con la riduzione del valore no-
minale delle azioni da 500 a 300 lire: il capitale azionario
versato passava da 55 a 33 milioni e il valore della flotta da
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56.196.402 a 32.896.585 lire .
Pur se ampiamente previsto, era certamente un duro col-
po per Ignazio Florio, che col fratello Vincenzo era ancora
il maggiore azionista della Società e già cominciava a tro-
varsi per suo conto in difficoltà finanziarie, tanto da essere
costretto a tenere a riporto presso la Banca Commerciale
Italiana – del cui consiglio di amministrazione egli faceva
parte – azioni della NGI in quantitativi annualmente sem-
pre crescenti: 525 per 158.200 lire a fine 1895, circa 3.500
per 1.180.000 lire a fine 1898, 5.000 per 1.500.000 di lire nel
1900, 10.000 per 3.500.000 di lire nel 1901, 16.000 per
5.500.000 di lire nel 1902, 13.350 per 5.000.000 di lire nel
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1903, 16.750 per 6.500.000 di lire circa nel 1904 e 1905 . È
mia convinzione che le 16.750 azioni NGI lasciate a riporto
presso la Banca Commerciale nel 1904 e nel 1905 – equiva-
lenti al 15,2% del capitale della NGI, fermo ancora a
110.000 azioni – costituissero l’intero pacchetto azionario di
proprietà Florio: ciò va tenuto ben presente, per evitare di
attribuire alle vicende successive della NGI – che poi non
furono affatto disastrose, come si è talora creduto – un ruo-
lo fondamentale nella caduta di Casa Florio, che invece, già
molto prima della scadenza delle convenzioni, aveva co-
minciato a porre sul mercato, a causa delle difficoltà finan-
ziarie del suo titolare, una buona fetta del proprio patri-
monio azionario NGI. Gli acquirenti non furono i palermi-
tani, a giudicare almeno dal numero di azioni da essi de-
positate ai fini della partecipazione alle assemblee annuali
della Società. Oltre alle azioni a riporto presso la Banca