Page 32 - CANCILLA_1995_2
P. 32

I. I Florio armatori                                 279

        ca Commerciale si decise a risolvere – diciamo traumatica-
        mente – il rapporto con un personaggio che, non dimenti-
        chiamolo, dal 1899 continuava a far parte ininterrottamen-
        te del suo consiglio di amministrazione, la situazione del-
        l’industriale palermitano era ormai da troppo tempo seria-
        mente compromessa, anche se lui si ostinava a non render-
        sene conto, correndo verso una «rapida rovina», come pro-
        fetizzava il direttore della Banca d’Italia Stringher. Stringher
        era riuscito con molta pazienza a «mettere insieme un con-
        tratto di Consorzio, che – come scriveva a Giolitti – avrebbe
        salvato la Casa e che Florio, all’ultimo momento, non ac-
        cettò, per fare un contratto che lo condurrà a rapida rovi-
        na» 107 . Il progetto consisteva – secondo il presidente del
        consiglio di amministrazione della Banca Commerciale, la
        quale aveva da recuperare altri crediti per 3.200.000 lire che
        la cessione delle azioni NGI non aveva coperto – in un Con-
        sorzio tra i creditori, «chiamati a concorrere ad un’ulterio-
        re sovvenzione di 5 milioni e mezzo per mettere la Ditta
        [Florio] in grado di liquidare alcuni debiti improrogabili»,
        in cambio di ipoteca di primo grado sugli immobili di sua
        proprietà e del consenso «a delegare a un mandatario del
        Consorzio stesso la gestione dell’intero suo patrimonio» 108 .
        Ignazio Florio invece si dolse dell’atteggiamento a lui poco
        favorevole tenuto da Stringher nell’occasione 109  e non ac-
        cettò l’amministrazione controllata, preferendo un’altra so-
        luzione che il direttore della Banca d’Italia, come abbiamo
        visto, considerava rovinosa; e cioè l’accordo con le ditte Fra-
        telli Pedemonte-Luigi Lavagetto e C. di Alessandria e Ange-
        lo Parodi fu Bartolomeo di Genova, alle quali, in cambio di
        una sovvenzione di 8 milioni, cedette per i sei anni dal 1910
        al 1915 il prodotto della pesca delle tonnare di Favignana,
        con iscrizione ipotecaria sull’intera isola.
           Anche questa operazione finanziaria fu patrocinata dal-
        la Banca Commerciale, che concesse alle ditte Pedemonte-
        Lavagetto e Parodi una apertura di credito di 4 milioni per
        sei anni, ottenendo, oltre a un «congruo interesse», «una
        partecipazione negli utili dell’affare e determinate opzioni
        pel caso in cui, in qualunque epoca durante il contratto col-
        la Casa Florio, le Ditte “Pedemonte-Lavagetto” e Parodi aves-
   27   28   29   30   31   32   33   34   35   36   37