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284                               Parte seconda. Uomini e imprese

            della convenzione fu durissima: «Tanto la società “Florio”
            quanto lo Stato hanno assunto con la convenzione del 20
            giugno 1925 determinati obblighi, e come lo Stato adempie
            scrupolosamente i propri, così la società deve far fronte ai
            suoi, anche se, per momentanee avverse vicende, l’adempi-
            mento possa riuscirle assai oneroso, non potendosi ammet-
            tere che la società abbia stipulato un contratto a lunga sca-
            denza senza aver fatto le debite previsioni anche per i casi
            – non infrequenti nell’esercizio della navigazione – di sen-
            sibili perdite finanziarie» 125 .
               Le pressioni della Società si fecero però sempre più insi-
            stenti e il ministro Ciano, dopo avere assicurato verbalmen-
            te che il governo avrebbe modificato l’entità della sovven-
            zione 126 , diede incarico al direttore generale del ministero,
            gen. Giulio Ingianni, di riesaminare il caso. Ingianni rilevò
            che la costruzione delle nuove motonavi cui la Florio era ob-
            bligata per contratto era indifferibile, «per le condizioni de-
            plorevoli di tutti i piroscafi ora addetti alle linee»; che ef-
            fettivamente nella costruzione delle motonavi, la Società ri-
            spetto ai preventivi del 1925 di cui si era servito il ministe-
            ro per calcolare la sovvenzione, avrebbe avuto una maggio-
            razione di spesa di circa 100 milioni, con un maggior one-
            re annuo di 21.460.000 lire, anche perché, di sua iniziativa,
            aveva ritenuto di costruire piroscafi di maggior stazza, con
            un aumento della stazza lorda complessiva da 31.500 t a
            43.100, e perché aveva dotato le navi di caratteristiche di lus-
            so non richieste dal ministero; che perciò era «chiaro che –
            pur facendo le più larghe previsioni sulla riduzione di spe-
            se per la rivalutazione della lira e sull’incremento degli in-
            troiti – la Società non possa mai trovarsi in grado di far fron-
            te, senz’altro, a tutto il maggior onere predetto». Anche In-
            gianni era del parere che la Florio in linea di diritto non po-
            tesse pretendere alcunché, ma si chiedeva se allo Stato con-
            veniva disinteressarsi completamente della situazione in cui
            era venuta a trovarsi la Società, «oltre che per fatto proprio,
            anche per cause indipendenti dalla sua volontà». A suo pa-
            rere, era certamente più conveniente «procedere a una re-
            visione della vigente convenzione 20 giugno 1925, pren-
            dendo, bensì, a base le nuove costruzioni progettate dalla
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