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I. I Florio armatori                                 287

        siderevole onere finanziario, costituisse un precedente da
        invocare per le altre società concessionarie di servizi marit-
        timi sovvenzionati 133 .
           La riunione interministeriale del 19 gennaio 1928, alla
        quale parteciparono Ciano, Volpi e Belluzzo, oltre ai gene-
        rali Ingianni, Pruneri e Giovanni Bernardi, e alla quale fu
        infine ammesso lo stesso Linch, si chiuse però ancora una
        volta con un nulla di fatto. Linch non ritenne le offerte (au-
        mento del 50% della sovvenzione, pari a 11.825.000 lire; as-
        sunzione dell’assicurazione da parte dello Stato, solo però
        per caso di perdita totale della nave) sufficienti a risolvere
        definitivamente i problemi della Società e perciò ai tre mi-
        nistri non rimase che rimettere la questione nelle mani del
        capo del governo 134 . Alla fine Linch dovette cedere. Con la
        nuova convenzione del 27 marzo 1928, che modificava quel-
        la del 1925, la Florio riuscì a ottenere in più soltanto l’au-
        torizzazione a poter ritoccare le tariffe sulla Napoli-Palermo
        in coincidenza con l’immissione in servizio delle nuove mo-
        tonavi e a strappare al ministro delle Finanze la promessa di
        interporre i «buoni uffici dello Stato per facilitarle da parte
        di qualche Istituto parastatale la concessione del mutuo oc-
        correntele per ultimare la costruzione del nuovo materiale».
        In cambio dovette impegnarsi ad aumentare la velocità del-
        le due linee Napoli-Palermo e Palermo-Tunisi; ad attivare
        due nuove linee quattordicinali (Palermo-Tripoli e Genova-
        Palermo-Trapani-Tunisi-Tripoli-Bengasi-Alessandria); ad ac-
        quistare dallo Stato il piroscafo Città di Catania, che già uti-
        lizzava a nolo 135 .
           Grazie alla generosità del governo, Ignazio Florio riusci-
        va così bene o male ancora a salvarsi, ma nessuno salvava da
        lui la società di navigazione, alla quale egli nel corso del
        1928 – a parziale pagamento del suo debito – rifilò un cer-
        to numero di azioni della Finanziaria I. e V. Florio con sede
        a Milano 136 , una società controllata dalla Comit nella quale
        era confluito il residuo patrimonio dei Florio (tra cui le azio-
        ni della società di navigazione), ormai totalmente assorbito
        dai debiti 137 , che si erano paurosamente moltiplicati nel cor-
        so degli anni. Non è difficile ipotizzare anche in questa oc-
        casione una supervalutazione delle azioni della Finanziaria
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