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280                               Parte seconda. Uomini e imprese

            sero a rendersi acquirenti delle tonnare». Come si vede, la
            possibilità che i Florio fossero costretti a disfarsi anche del-
            le isole Egadi, dopo aver perduto le azioni NGI, non era re-
            mota e la Banca Commerciale si garantiva ulteriormente sur-
            rogando le due ditte nell’ipoteca su Favignana. Ma soprat-
            tutto si assicurava «il pronto rimborso, da parte di Casa Flo-
            rio, del suo credito in cc. di 2.100.000 lire circa 110 » e di al-
            cuni effetti a firma di Ignazio, in parte girati dalla NGI, a ga-
            ranzia dei quali essa tra l’altro teneva a riporto 5.000 azioni
            della Société Générale des Soufres 111  (una società fondata
            da Florio qualche anno prima a Parigi) e 41.559 azioni del-
            la Società Anonima Vinicola Italiana Florio e C. (SAVI), il
            cui stabilimento di Marsala pensava di affidare alle Distille-
            rie Italiane di Milano 112 . Ben sette degli 8 milioni, sui quali
            Florio cominciò subito a pagare l’interesse del 5,5% a sca-
            lare, finirono così alla Commerciale, alla Società Bancaria
            Italiana, alla Banca d’Italia, al Banco di Sicilia, alla Cassa di
            Risparmio V.E., alla Société pour le developpement des in-
            dustries en France 113 , ciò che dimostra quanto grave fosse
            la sua situazione finanziaria anche dopo la vendita dell’in-
            tero suo patrimonio azionario NGI. L’insistenza di Florio
            per ottenere altri crediti dalla Commerciale fu vana: la Ban-
            ca glieli rifiutò con decisione, cosicché egli fu costretto a
            correre «a Parigi, per pescarne, accompagnato dall’avv. Mar-
            chesano», provocando l’indignazione della stessa Commer-
            ciale «per tutto ciò che ha fatto e fa il Florio» 114 .
               Con una situazione finanziaria così difficile e complica-
            ta, è ovvio che Ignazio Florio non avesse alcuna possibilità
            di poter riscattare le azioni NGI cedute alla Veloce e all’Ita-
            lia: egli stesso, conversando al Grand Hotel di Roma nel lu-
            glio 1909, ammetteva di non possedere più «nemmeno un’a-
            zione della Navigazione Generale» 115  e da altra fonte sap-
            piamo che almeno sino al 1912 il suo pacchetto azionario
            era ancora nelle mani della Banca Commerciale. Dopo mez-
            zo secolo, i Florio erano quindi definitivamente fuori dalla
            società di navigazione fondata dal nonno Vincenzo: e non
            per colpa altrui, come ha voluto credere acriticamente cer-
            ta tradizione sicilianista. È appena il caso di aggiungere che,
            seppure privata delle sovvenzioni, la NGI, sotto la presiden-
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