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Marettimo. Punta Troia
(foto Fondo ORAO).
te studio non può prescindere dall’imper- zate con enfasi soprattutto da improvvisa-
niare l’interesse principalmente proprio ti “cercatori di tesori” e archeologi dilet-
sul periodo di massimo intensificarsi del- tanti, non potesse esistere un vero e pro-
la frequentazione marittima di questa zo- prio cimitero delle navi perdute da en-
na. Il sistema di fruizione che si vuole co- trambi gli schieramenti in quel fatidico
struire deve, pertanto, necessariamente 10 marzo del 241 a.C.
puntare principalmente sull’evocazione di Ciò sia per la limitatezza delle perdite,
quel periodo che vede le Egadi al “centro sia per la dinamica stessa dello scontro
del mondo” di allora, prima perché perno che si parcellizzò in molteplici “corpo a
del sistema di potere cartaginese, poi per- corpo” tra singole imbarcazioni. La ri-
ché fulcro del conflitto tra Cartagine e cerca effettuata, della quale qui si rende
Roma e dopo perché nuovamente perno conto, ne dà ampia dimostrazione, così
del potere di Roma nel Mediterraneo. come l’approfondimento storico sulle
È chiaro che in quest’ottica la battaglia fonti effettuato da Maria Ida Gulletta il
delle Egadi rivesta un ruolo ancora più cui saggio si propone in seguito.
centrale sia per il forte potere evocativo Al fine di approfondire le tematiche con-
dell’evento, sia perché effettivamente cen- nesse con la battaglia ci siamo basati su
trale nella sequenza logica della storia di tre fattori determinanti che ci hanno con-
questa importante area del Mediterraneo. dotto alla conclusione che qui si propone
Ma le nostre ricerche hanno dimostrato e che costituisce anche la base per trasfe-
ciò che già in fase di redazione del pro- rire in occasione di visita quanto dedotto
getto di ricerca che sottendeva a questo nel corso della ricerca. I tre fattori sono
studio di fattibilità avevamo ipotizzato. rispettivamente le notizie di vecchi rinve-
Dalle analisi storiche e dalla ricostruzione nimenti effettuati nel passato, le ricogni-
della cinesi della battaglia ritenevamo al- zioni effettuate nel corso di questo studio
lora in via ipotetica che, al di là delle e l’approfondimento esegetico delle fonti
molteplici fantasie periodicamente avan- storiche sulla battaglia.
Chi va alle Egadi e si ferma a parlare con
pescatori e con subacquei locali, dopo
aver vinto un’iniziale diffidenza, ascolterà
una storia che è ormai leggenda. Sentirà
parlare del rinvenimento di centinaia di
ancore in piombo nei pressi dell’orlata
continentale orientale di Levanzo, nel
tratto di mare compreso tra Punta Altarel-
la e Capo Grosso, purtroppo allora de-
contestualizzate e fuse per ricavarne piom-
bo da reti. Dai racconti si evince una sup-
posta regolarità del posizionamento di ta-
li manufatti sul fondo del mare a profon-
dità e distanza dalla costa quasi regolare.
Ciò ci ha fatto pensare che le suddette
ancore siano state abbandonate repenti-
namente tagliando le cime di ormeggio
in un momento definito e preciso che
nulla esclude sia da mettere in relazione
con la risoluta e rapida partenza del mor-
63 Sintesi storico-archeologica e potenzialità della ricerca